AMORE ROMANTICO: NON DEVE ESSERE UNA GABBIA

“E vissero per sempre felici e contenti”

Finiscono così le fiabe che ci raccontano da bambine: con il coronamento dell’amore romantico. Un uomo e una donna si incontrano, si innamorano e solo da quel momento ci sono i presupposti per vivere davvero felici e contente.

Ma questo non avviene solo nelle fiabe: la narrazione dominante delle televisione, della letteratura, della produzione cinematografica e, quindi della nostra cultura, è questa: l’obiettivo della vita non può che essere incontrare l’anima gemella, l’amore che ci rende complete e soddisfatte.

Amore romantico: il mito dell’androgino

Avete presente il mito dell’androgino, raccontato nel Simposio di Platone dalle parole di Aristofane?

In questo mito si racconta che un tempo gli esseri umani erano sferici, dotati di due teste, quattro braccia, quattro gambe e due organi genitali.

Erano completi, potenti e superbi, tanto da spaventare Zeus che decise di indebolirli. Quindi li divise a metà, e raggiunse il suo scopo: gli esseri umani cominciarono a dedicare la loro vita all’affannosa ricerca della metà perduta, a sentirsi incompleti e deboli.

“Dunque ciascuno di noi è frazione dell’essere umano originario. Per ciascuna persona ne esiste dunque un’altra che è complementare. (…) È per questo che ciascuno di noi è alla ricerca continua della sua parte complementare”.

Un ricerca che può durare una vita. E quando il fortunato o la fortunata si innamorano e sono ricambiati, si sentono finalmente completi, sentono di aver raggiunto l’obiettivo più importante e la nuova ragione di vita diventa difendere quell’unione d’amore a tutti i costi.

L’amore romantico non è il bene assoluto

Ho scelto il mito dell’androgino perché comunica in maniera chiara il messaggio che, sin da bambine, ci viene trasmesso: per sentirti completa e realizzare davvero la tua vita, non puoi prescindere da un’unione d’amore. Ed è per questo che molte di noi, invece di investire in noi stesse, nelle nostre attitudini e nei nostro interessi, invece di trovare la nostra strada nella vita e rendere centrale questo nostro benessere, spesso lo mettiamo in secondo piano, non ci investiamo abbastanza energie o abbandoniamo i nostri progetti nel nome di quello che ci appare come il bene assoluto: il rapporto di coppia.

Questa rappresentazione della vita e dell’amore ci rende più tolleranti disponibili alla sofferenza e all’annullamento di noi stesse per far piacere all’altro. Alimenta la concezione che la fine di un rapporto d’amore è un dramma, qualcosa da impedire ad ogni costo, perché rappresenta il fallimento più grande.

La costruzione socio-culturale dell’amore romantico di Coral Herrera Gomez

Ne parla anche la scrittrice spagnola Coral Herrera Gomez nel suo lavoro “La costruzione socio-culturale dell’amore romantico” dove sostiene che la trasmissione di questo mito sia funzionale a mantenere l’organizzazione economica e politica della società occidentale di stampo patriarcale, perpetrando una divisione disarmonica e asimmetrica dei ruoli sociali rispetto al genere.

Inoltre sostiene che il mito dell’amore romantico alimenti relazioni nelle quali la violenza contro le donne diventa quasi strutturale.

Questo amore quando ci lega, ci rende vere donne, ci nobilita, ci fa sentire pure, dà senso alla nostra vita, ci dà uno status, ci eleva al di sopra dei mortali.

Questo amore romantico non è solo amore, è anche salvezza. Le principesse delle favole non lavorano: sono mantenute dal principe. Nella nostra società che ti amino è sinonimo di successo sociale: che un uomo ti scelga, ti renda madre, ti faccia signora.

Questo amore ci intrappola in assurde contraddizioni: – dovrei lasciarlo ma non posso perché lo amo/perché col tempo cambierà/ perché è quello che è”.

È la delega totale della nostra felicità all’altro.

Coral Herrera Gomez sostiene che sia necessario un cambiamento sociale, culturale, economico e sentimentale che ci permetta di rompere con i miti e i ruoli di genere e che ci insegni a dialogare con noi stesse e con gli altri e a godere realmente della presenza altrui, ad unirci e separarci in libertà e a trattarci con rispetto e tenerezza.

Una riflessione che ci ha colpito molto e che abbiamo deciso di condividere con voi in questo giorno tradizionalmente dedicato all’amore.

Il nostro augurio è che questo sia un giorno di profonda riflessione sull’amore che viviamo e, soprattutto, di celebrazione dell’amore per noi stesse, come base per diffondere altro amore, strumento di libertà e di pienezza.

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Giulia
Esperta in educazione sessuale e consulente di sessuologia in formazione. Infermiera, fitopreparatrice, appassionata di erboristeria e mamma. Da anni mi interesso di tematiche femminili e femministe, di sessualità, sextoys, piacere e benessere.

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