Mamma e figlia: mestruazioni, bugie e telefonini (una storia vecchia come il mondo)

«Mammaaaaaa!» La voce dal timbro ancora infantile di Persefone risuonò per la casa.

«Dimmi, tesoro.» Rispose Demetra, continuando a pulire le verdure colte direttamente dal  suo orto.

«Mammammamamamama vero che posso uscire con Ade? Giuro che la mia stanza sarà più limpida delle profezie dell’oracolo di Delfi. Ti pregoooooo!»

Il sopracciglio di Demetra si aggrottò. «A parte che le profezie sono criptiche per loro stessa natura, quindi so già che la tua camera sarà tutto fuorché cristallina. Ma soprattutto, non voglio che esci con quel ragazzo! È più grande di te, corri il rischio di farti in prendere in giro. E poi frequenta sempre quel postaccio pieno di gente poco raccomandabile.»

«Ma mamma, “Agli Inferi” è un posto molto alla moda in cui la gente si diverte ma non è mai successo nulla di male. E poi Ade sarà anche più grande di me ma non vuol dire niente. Sei esagerata, vedi sempre pericoli dove non ce ne sono.»

«Ho detto di no. PUNTO. Piuttosto manda un messaggio su WhattsApp a tuo padre e chiedigli quando ha intenzione di ritornare a casa.»

Il tono risoluto di Demetra non consentì  repliche, così Persefone, con le lacrime agli occhi e il petto bruciante per l’ingiustizia subita, non poté fare altro che obbedire. Non ebbe il coraggio di rispondere alla madre, ma era stanca di essere trattata come una bambina. Si sentiva grande ormai. Nella sua mente arrivò un pensiero proibito, che si manifestò nei suoi occhi con un guizzo di sfida: aveva un piano. Due giorni dopo Demetra stava assaporando la solitudine pomeridiana: la figlia era uscita con un’amica e poteva dedicare del tempo a sé stessa. Stava leggendo su internet un articolo sul grano OGM, borbottando imprecazioni contro queste diavolerie moderne. “In che direzione stiamo mai andando?” pensava mentre sorseggiava il suo infuso di melissa biologica. All’improvviso Persefone entrò in casa correndo, lanciò lo zaino a terra e sbattè la porta di camera sua. Demetra si dimenticò di colpo degli OGM, abbandonò la tisana calda e andò a bussare alla porta.

«Figliola, tutto bene? Hai litigato con la tua amica Calipso?»

«Sì, sto benissimo. No, non ho litigato con nessuno. »

«Sicura?»

«…No.»

Demetra entrò in camera e trovò la figlia a letto con gli occhi gonfi di pianto.

« Ecco… mamma, ti ho detto una bugia. Scusa. Non sono uscita con Calipso ma con Ade. E, per quanto mi secchi ammetterlo, avevi ragione tu… E’ veramente un imbecille!  Stavamo passeggiando, a un certo punto mi è arrivato il ciclo in anticipo. Non avevo l’assorbente Ecoluna, e mi sono macchiata i pantaloni. Lui se n’è accorto, ha fatto una faccia schifata e ha iniziato a prendermi in giro. Ho avuto la sensazione che volesse farmi sentire “sporca”, e me ne sono andata. Non voglio perdere tempo con un cretino che non capisce che il sangue mestruale è una cosa assolutamente naturale!»

La disobbedienza di Persefone fece sgorgare un impeto di collera in Demetra, che svanì rapidamente nel constatare la maturità dell’atteggiamento della figlia. «Persefone, presumo tu abbia già capito da sola il tuo errore. Vedi che tua madre ci vede lungo? Hai detto una cosa saggia, da molti secoli esistono pregiudizi ingiusti verso le mestruazioni, che portano le donne a sentirsi a disagio nel loro stesso corpo. È arrivato il tempo che le donne ritornino ad essere fiere della loro ciclicità regolata dalle stesse leggi di Madre Natura. Vieni in giardino: ho un dono per  te”. Demetra condusse la figlia sotto l’albero di melagrane, i cui frutti maturi e succosi erano pronti per essere colti. Scelse il più bello, lo porse a Persefone  e le disse «Per te. Per ricordarti che il tuo sangue mestruale è prezioso: fiorisce, matura e muore proprio come i doni della terra.»«Grazie mamma. Quando fai così sembri proprio una Dea. Ti ho disobbedito perché volevo sentirmi grande, ma ho capito che si diventa grandi quando si è in armonia con sé stesse. Ti voglio bene!»

« Anche io ti voglio bene, melogranetta mia. Comunque ti devo regalare un portassorbenti, così avrai sempre con te i tuoi assorbenti compostabili Ecoluna. Passerò alla Bottega della Luna, i loro portassorbenti sono veramente carini!»

Poi passò dal bagno a svuotare la sua Mooncup e le sembrò quasi che ne uscissero splendenti chicchi del suo frutto preferito.

Il mito di Demetra e Persefone, mamma e figlia: la versione originale

Le nostre protagoniste sono Demetra (dea del grano e della natura) e sua figlia Persefone, nata dall’unione con Zeus. Un giorno Ade, dio degli inferi, rapì la giovane mentre stava cogliendo fiori nei campi per portarla con sé. Demetra, addolorata dalla scomparsa della figlia, iniziò a cercarla sulla terra e smise di curare i raccolti: la terrà rinsecchì e divenne sterile come il suo cuore addolorato. A quel punto Zeus chiese la restituzione della figlia, Ade acconsentì ma tese un tranello: fece mangiare un chicco di melagrana a Persefone perché chiunque si nutra di cibi provenienti dal mondo infero è obbligato a farvi ritorno. Tutt’oggi Persefone trascorre sei mesi all’anno sulla terra e sei mesi agli inferi. Ecco spiegato il ciclo delle stagioni: è Demetra che, lontana dalla figlia e colma di tristezza, smette di concedere i suoi frutti alla terra durante il periodo autunnale e quello invernale.

La melagrana è un frutto molto particolare perché i suo chicchi ricordano delle piccole uova, il suo succo color rubino assomiglia al sangue. Insomma, il frutto perfetto per essere associato alla fecondità  e alle mestruazioni.

Mi sono immaginata in qualche modo che la melagrana possa diventare non un simbolo di prigionia (ricordate che Persefone rimase legata agli inferi per aver mangiato il chicco di melagrana?) ma un simbolo di libertà e di amore tramandato di madre in figlia. E allora direi… melagrane per tutte noi!

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Anna Bassi
Artista e arteterapeuta (e anche insegnante di arte e anche altre cose, da brava nativa del segno dei gemelli). Da sempre libera ricercatrice di un femminino sacro, conduce seminari in giro per l'Italia che intrecciano l'arte e la spiritualità femminile.

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