Il progetto ViVayVulVa! al Festival della Vagina Felice di Roma
ViVayVulVa! è un laboratorio sperimentale che vogliamo presentarvi perchè pensiamo che sia uno strumento molto potente per indurre le donne a guardarsi, conoscersi ed accettarsi. E non potevamo non farlo nell’ambito della nostra campagna “Tante vulve, tutte bellissime” che persegue esattamente gli stessi obiettivi.
ViVayVulVa! rompe gli schemi anche nascendo in un periodo molto particolare: il 2020 è stato un anno complesso da molti punti di vista. Molte di noi hanno visto stravolgere la propria vita e hanno dovuto abbandonare o lasciare in attesa progetti che erano in cantiere.
Tutto questo, però, non ha impedito che da qualche parte la forza creativa e la voglia di stare insieme e comunicare tra donne prendesse nuovo corpo e nuova vita in ambiti inaspettati.
Stiamo parlando del “Festival della Vagina Felice” che si è svolto nel settembre 2020 a Roma. Un progetto nato dal basso che in poco tempo ha conquistato centinaia di persone che hanno deciso di partecipare a quest’iniziativa nuova, che si prefigge di parlare ad alta voce di piacere e sessualità femminile e vuole farlo in spazi aperti e inclusivi, raggiungendo il maggior numero di persone.
Nella multiforme varietà delle proposte di questa iniziativa è nato lo splendido progetto “ViVayVulVa!”: una tenda in un luogo appartato e silenzioso nella quale vedevamo donne entrare un po’ titubanti ed uscire con grandi sorrisi e qualche lacrima di commozione. Ma cosa succedeva all’interno della tenda? Vogliamo raccontarvelo direttamente con le parole della sua ideatrice, Giuditta Gaudioso, che abbiamo incontrato ed intervistato per voi
ViVayVulVa! Raccontato dalla sua ideatrice, Giuditta Gaudioso
Giuditta ha studiato belle arti ed è un’appassionata di stampa. Per le sue ricerche artistiche prende ispirazione dal corpo umano e dalla storia. Nei suoi progetti ama coinvolgere attivamente altre persone con l’obiettivo di creare insieme nuove forme di arti sociali e collettiva.
Ecco il risultato della nostra piacevole chiacchierata.
Come nasce il progetto “ViVayVulVa!”?
Il progetto “ViVayVulVa” é nato un po’ di sorpresa, é stata una figlia inaspettata. Forse era in grembo da molto tempo ma non me ne ero accorta. Quando Giulia Manno mi ha chiesto se volevo partecipare al Festival della Vagina Felice, hop! ho partorito!
Quali obiettivi si pone?
Vuole aiutare tutte noi a guardarsi meglio e nel profondo.
Puoi raccontarci come si svolge l’esperienza della stampa della vulva?
Ogni donna può entrare in una tenda, uno spazio intimo e accogliente, riservato e privato e prendersi un tempo per guardarsi attraverso uno specchio. Ha con sé un blocco per prendere appunti sulla propria anatomia. Quando si sente pronta per uscire io sono fuori per ascoltare e stampare insieme, attraverso la tecnica della stampa monotipo, la vulva di ognuna.
Quale è stata le reazione delle donne che hanno deciso di provare quest’esperienza?
Le reazioni sono state molteplici e bellissime: è nato spesso il desiderio di abbracciarsi, c’è chi ha pianto, chi mi ha raccontato episodi intimi e privati, chi ha visto la Dea, chi si é pentita di non averla guardata prima…
Cosa ha lasciato a te quest’esperienza?
È stata per me una delle esperienze più belle, emozionanti e stancanti della mia vita. Condividere questa giornata con così tante donne che hanno deciso di fidarsi e di affidarmi una parte così personale del loro corpo e della loro intimità é stato impagabile. In poche ore il carico emotivo mi ha stregato… non so come descriverlo a parole… Mi sono sentita onorata di tanta fiducia e ho visto un fiume di energie femminili che correva verso la giusta direzione.
Oltre a continuare a portare in giro “ViVayVulVa!”, prevedi ulteriori evoluzioni del progetto?
Per il momento vorrei ripetere questa esperienza più e più volte e renderla pubblica e fruibile a tutte le donne che vogliano partecipare. Mi piacerebbe che arrivasse nelle scuole, nei centri antiviolenza, nei consultori.
È il momento di lavorare sulla consapevolezza e questa forma di “arte sociale” può essere un canale giusto.
I racconti di chi ha partecipato a ViVayVulVa!
Abbiamo raggiunto anche alcune donne che hanno partecipato alla prima sperimentazione del progetto ViVayVulVa! per chiedergli di parlarci della loro esperienza.
Anna ci racconta che “una grande problematica è quella che siamo poco abituate ad osservarci, a guardarci. Ricordo ancora lo shock di quando il mio professore di educazione sessuale delle medie ci disse che avevamo tre buchi: sia io che le mie compagne ne fummo sorprese e appena arrivate a casa andammo a controllare! Non sapevamo di avere due buchi distinti per la pipì e per il ciclo mestruale. Ma bastò parlarcene per accendere la curiosità: anche questo aiuta ad abbattere i tabù e la distanza da noi stesse. Per questo credo che il laboratorio ViVayVulVa! sia così importante.
In passato avevo già dato un’occhiata lì sotto, guidata dalla curiosità. Ma il valore aggiunto di quello che è successo al laboratorio e che mi è stato chiesto di farlo, ho avuto un spazio dedicato solo a guardare la mia vulva, ad osservarla e disegnarla! È stata una bellissima esperienza. La location e il contesto hanno aiutato tanto, mi sentivo a mio agio. Non so immaginare come sarebbe stato in un’altra situazione!
Sono molto contenta anche dell’effetto che ha avuto sulle mie amiche che hanno condiviso con me questa esperienza: abbiamo aperto tante discussioni sul tema che hanno portato a riflessioni importanti ed assolutamente non scontate! Sono contentissima di averlo fatto e sono dell’idea che bisognerebbe iniziare a farlo prima, da più piccole: dare uno specchietto alle ragazzine e incoraggiarle ad osservarsi. Perché in noi donne i genitali sono interni e non accessibili direttamente. Ma questo non deve portarci a considerarli qualcosa di proibito, da nascondere anche a noi stesse.”
Catia descrive così la sua esperienza:
“È stato importante essere accolta da una Donna che ha creato uno spazio confortevole per un tempo dedicato alla mia intimità. Poterla guardare negli occhi e parlare del colore della mia vulva…e tra uno sguardo ed un sorriso, creare un’opera d’arte intitolata…fiore di Vulva”
Aurora parla della sua partecipazione al progetto ViVayVulVa come “qualcosa di magico e potente, una vera e profonda riconnessione con me stessa e con la mia sacralità. La delicatezza e bellezza del momento è indescrivibile. Ero un po’ tesa, intimidita e imbarazzata, non sapevo cosa mi aspettasse, ma appena sono arrivata alla postazione tutto è passato. L’osservazione di noi stesse è qualcosa che ci è stato precluso ma quel che è peggio è che è diventato un tabù talmente radicato che neanche ci viene in mente che potremmo farlo.
Guardarsi da una nuova prospettiva e ritrovare in sé stesse quelle simbologie che dominano la cultura matriarcale è molto potente. Guardarsi con occhi puri e curiosi per poi disegnare una parte di sé così importante ti riporta agli albori dell’umanità, quando le donne sapevano esattamente come erano fatte, tanto da riprodurre fedelmente la propria vulva come portale di rigenerazione. Sapevano come erano, noi no! Questo progetto può quindi regalare una nuova possibilità di scoperta non solo di una parte di sé ma di tutta la magia femminile”
Irene ci ha detto che “tra tutte le attività proposte al festival della vagina felice, quella della stampa della vulva è stata quella che più mi aveva incuriosita, sicuramente insolita…mi sono approcciata senza sapere di preciso in cosa consistesse, con la prerogativa di non farmi troppe domande o aspettative ma di vedere semplicemente come sarebbe andata.
Era stata allestita una situazione molto intima e conciliante e, con grande curiosità, mi sono lasciata andare alla scoperta della mia intimità da una prospettiva nuova ma decisamente interessante. Guardarsi, scoprirsi e addirittura disegnarsi mi ha aiutata ad entrare in un contatto più intimo con me stessa e mi sono accorta che può risvegliare nuovi stimoli, istinti e pensieri più reconditi e, perché no, essere più sicura del mio essere donna!”
Ci piacerebbe raggiungere tutte le donne che hanno partecipato attivamente a questa esperienza e confrontarci con loro su questo prezioso vissuto, che assume sfumature diverse per ogni singola individualità.
E ci auguriamo che questo progetto possa crescere, diffondersi e diventare strumento di conoscenza e consapevolezza per il maggior numero possibile di persone vulva-munite!